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Tesoro.

Dopo aver visto il fondo della terza bottiglia di grappa corretta con genziana, limone, caffe’ e peperoncino del tipo Tezpur, Demetrio figlio di Ugo nipote di Gervaso e Baldassarre, ricevette in sogno l’ordine di andare a Varese per cercare un tesoro sotto il ponte davanti alla questura..

Quando il sogno si ripetette opps si ripete’ (altrimenti Graziella preside e addentrata nello scritto Italico mi bastonasse, bastonette..insomma legnate) Demetrio figlio di Ugo nipote di Gervaso e Baldassarre si mise in cammino e raggiunse il ponte davanti alla questura di Varese.

Ma il ponte era sorvegliato dalla polizia giorno e notte (forse per via dei nuovi migranti) ed egli non ebbe il coraggio di cercare nel luogo indicato. Tuttavia Demetrio etc etc torno’ per diverse mattine.. sintantoche’ il Boss della polizia che lo aveva notato gli chiese se avesse perso qualcosa.

Demetrio figlio di Ugo e nipote di Gervaso e Baldassarre gli racconto’ il sogno che lo aveva spinto sin li.

Il Boss della polizia scoppio’ a ridere e gli disse..e tu poveraccio, per dar retta a sto cavolo di sogno sei venuto fin qui ?

Allora anch’io per obbedire a un sogno, sarei dovuto andare a Castellanza (paese del Demetrio figlio di Ugo nipote di Baldassarre e Gervaso) in casa di un pistola di nome Demetrio figlio di Ugo e nipote Di Gervaso e Baldassarre (aveva chiesto le generalita’) a cercare un tesoro nascosto sotto la stufa?

Ma io non sono stupido come te e non ci credo, dai va via e non tornare piu’.

Demetrio figlio di Ugo nipote di Baldassarre e Gervaso, saluto’ educatamente e torno’ a Castellanza, sali’ al quarto piano dove abitava il nonno Gervaso, cerco’ sotto la stufa e trovo’ il tesoro..

Ecco perche’ giro in Ferrari..

Ogni riferimento a persone, paesi e cose e’ puramente casuale ad eccezione della grappa con genziana.

Dimenticavo la solita striscia del Nat..eccovela:

Black Press Review.



Predefinito Black Press Review – Sequestro e oscuramento siti per violazione diritto d’autore


La Guardia di Finanza ha oscurato 19 siti che diffondevano quotidiani e periodici nazionali ed esteri in formato digitale.

Citazione:

La salvaguardia del diritto d’autore – aggiunge Lotti – è una precondizione fondamentale della libertà di stampa e del pluralismo dell’informazione. Per questo motivo ringrazio la Guardia di Finanza per l’eccellente operazione, nella consapevolezza che l’opera quotidiana della Guardia di Finanza resta un presidio fondamentale a tutela dell’editoria italiana.

Fonte: Governo Italiano – Operazione Black Press Review, dichiarazione del Sottosegretario Luca Lotti

Prepuzio.

 

A chiunque e’ ufficialmente proibito col decreto N°.37 del 3 febbraio 1990 di scrivere , disegnare o parlare del Santo Prepuzio sotto pena di scomunica, quindi leggete ad occhi chiusi e poi semmai direte tre pateravegloria e via andare.

Ad onor del falso, nel 1954 ci fu un tentativo di far restaurare questo culto prepuziatorio ma senza successo… pero’ la pena di scomunica fu ‘alleggerita, e chi ne era devoto era solo considerato vitandi, ovvero …da evitare.

Il Concilio Vaticano II taglio’ la testa alla mucca e tolse definitivamente dal calendario liturgico romano la celebrazione della circoncisione, che era il 1° gennaio, (l’ottavo giorno dalla nascita di Cristo…termine obbligarlo del tagliofiletto di allora).

Chi ignora la materia potra’ farsi una cul..tura acquistando con 11,90 eurini scontati il libercolo che uscira’ nella prima decade di aprile 2015 di Tonino Ceravolo

 

che tratta appunto sia del prepuzio di Cristo che di altre reliquie religiose e per chi non ha intenzione di libricarsi ma curiosizza la materia ecco un sunto di Luigi Accattoli 

 

 

Il sacro viavai della reliquia

 

 

Il prepuzio di Cristo gira l’Europa, arriva a Roma e sparisce

Chiodi, legno della croce, sangue: i temi della devozione

 

Circonciso Gesu’, la Vergine Maria custodi’ con ogni cura il «santo prepuzio» e non lo sperse neanche durante la fuga in Egitto. Lo dono’ infine alla Maddalena e possiamo immaginare che cio’ sia avvenuto dopo l’Ascensione al cielo, non essendoci piu’ sulla terra altro vestigio della carne di Cristo.

Da Maria di Magdala a Carlo Magno abbiamo uno stacco di secoli e non sappiamo dove l’abbia preso l’angelo che lo consegna all’imperatore in Aquisgrana, mentre tocchera’ a Carlo il Calvo portarlo a Roma.

Sara’ un lanzichenecco tedesco a entrarne in possesso nella magna confusione del Sacco di Roma (1527) e a portarlo a Calcata, che e’ un borgo a nord di Roma, verso Viterbo.

Li’ resta fino al 1983 quando viene rubato dalla casa del parroco don Dario Magnoni, come costui denuncia ai carabinieri.

O forse don Dario lo fa sparire in obbedienza a ordini superiori?

Perche’ il sacro ha tempi lenti ma anch’esso — come tutto — scorre e un prepuzio che prima attira rischia poi di allontanare, tant’e’ che il Sant’Uffizio la venerazione di quella reliquia l’aveva gia’ proibita all’inizio del Novecento.

Ma i parroci continuarono a esporla nella chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano a ogni capodanno, nella festa che si chiamava in Circumcisione Domini, nella Circoncisione del Signore.

Nel frattempo c’era stata la riforma del calendario liturgico e il Rito Romano al primo dell’anno festeggiava Maria Santissima Madre di Dio.

Se cambia la messa vuol dire che cambia il mondo, devono aver pensato a Calcata nel 1970 all’arrivo del nuovo calendario, che misteriosamente preludeva al distacco dall’incredibile prepuzio.

Una delle piu’ singolari reliquie della cristianita’, tra le quali ci fu il Graal e c’e’ ancora la Sindone, nonche’il Velo della Veronica, anch’esso finito fuori mano come il prepuzio, ed ora si trova — se e’ lui — a Manoppello in Abruzzo. Che sia destino delle reliquie convergere a Roma e ripartirne?

Pare anche loro destino mantenere margini di mistero, com’e’ ovvio per chi prende forza dall’aver toccato (appunto) il mistero.

Qui infatti abbiamo ridotto a un racconto lineare la vicenda del prepuzio che e’ fatta di comparse e scomparse, duplicazioni, moltiplicazioni. Sarebbero almeno 32 le localita’ europee nelle quali il prepuzio di Cristo e’ stato segnalato nei secoli, racconta ora Tonino Ceravolo in Il prepuzio di Cristo.

Storie di reliquie nell’Europa cristiana (Rubbettino).

E c’era per un tempo sia a Roma — in San Giovanni in Laterano — sia a Calcata e si argomentava che l’uno fosse il prepuzio e l’altro l’ombelico, ovvero il cordone ombelicale, che oggi si conserva in vista dell’utilizzo delle staminali e un tempo si conservava chissa’ perche’, ma nel caso di Gesu’ di sicuro con buoni motivi.

Del cordone infatti parla la fonte piu’ antica che nomina il prepuzio e si tratta di un apocrifo del Nuovo Testamento, il Vangelo arabo-siriaco (forse dell’VIII secolo):

«Lo circoncisero nella grotta. Quella vecchia ebrea prese il pezzetto di pelle — ma altri dicono che si prese il cordone ombelicale — e lo mise in un’ampolla di vecchio olio di nardo».

Oggi il cordone ombelicale lo conserviamo in azoto liquido: c’e’ dunque una lampante continuita’ tra l’apocrifo e le regole del nostro sistema sanitario.

Ma come si presentava il «sacrosanto prepuzio», o «bellico» che fosse? L’osservarono da vicino a meta’ del Cinquecento due inviati di Paolo IV. Uno dei due, a nome Pipinelli, premendo con le dita «lo spezzo’ in due» e le due parti furono cosi’ descritte dalla Narrazione critico-storica della Reliquiapreziosissima del Santissimo Prepuzio (che è del 1802):

«L’una della grossezza d’un piccolissimo Cece, l’altra d’un granellino di seme di Canapa».

Come c’erano tanti prepuzi cosi’ c’erano — in giro per l’Europa — tanti sangui di Cristo.. e qui non s’intende piu’ quello del cordone, ma quello della Passione, uscito dalle ferite della flagellazione, delle spine, dei chiodi, del costato.

Una parte l’aveva raccolta Longino, il soldato del colpo di lancia che stava pronto lì sotto. Un’altra aveva impregnato

il guanto di Nicodemo, che aveva schiodato Gesu’ e aveva nascosto il guanto nel becco d’un uccello.

Ma anche Maria e la Maddalena avevano raccolto qualcosa la’ sul Calvario. Troppo sangue e pezzi della croce e spine della corona, che presto scatenarono satire e invettive, da Boccaccio a Chaucer, a Calvino, fino a Garibaldi e Joyce.

Erasmo da Rotterdam affermava non senza ironia che ai suoi tempi circolavano talmente tanti frammenti della croce da costruire una nave. San Paolino pero’ aveva preso sul serio la proliferazione delle schegge e trovato una soluzione… la reintegrazione della croce: se ne potevano staccare tutti i frammenti che si voleva, ma la croce restava sempre integra.

Boccaccio da parte sua, nella novella decima della sesta giornata, mette in scena l’ineffabile Frate Cipolla, che promette a certi contadini di mostrare «la penna dell’agnolo Gabriello», ma poi — avendo subito il furto della penna — si accomoda a mostrare i «carboni che arrostirono San Lorenzo».

A quei tempi satira e devozione si toccavano: una «santa lacrima» versata da Cristo su Lazzaro morto era conservata a Vendôme e a Roma, in San Lorenzo in Lucina, c’era e c’e’ uno spezzone della graticola di San Lorenzo. Il culto delle reliquie non cessa con l’arrivo del terzo millennio.

Come gia’ i frammenti della croce cosi’ sono oggi innumerevoli i filamenti del saio di Padre Pio che girano per il mondo, o le fialette con il sangue di Wojtyla raccolto da don Stanislaw — novello Nicodemo — in occasione di un prelievo al Gemelli.

Ne’ cessa la filiera delle reliquie da contatto, o reliquie di reliquie.

Gia’ vedemmo moltiplicati per ogni dove i berretti e le camicie di Garibaldi e oggi vediamo i pellegrini che offrono uno zucchetto di loro fattura a papa Francesco, che se lo mette in testa per un momento e subito lo restituisce all’offerente, avendolo fatto suo «per contatto».

E l’entusiasmo dei napoletani per la presenza in citta’ delle «ceneri» di Pino Daniele?

E gli autografi non sono una reliquia?

E la mania dei selfie? Reliquia per contatto, reliquia per imago.

Le reliquie cambiano, ma non cessano perche’ e’ proprio della vita lasciare reliquie e forse il mondo e’ tutto un reliquiario.

 

WhatsApp per PC.

 

Il client di messaggistica instantanea piu’ utilizzato al mondo ora disponibile anche per PC.

WhatsApp e’ ormai diventato il client per la messaggistica istantanea piu’ utilizzato su smartphone e tablet. Il vantaggio principale rispetto ai vecchi SMS e’ la possibilita’ di inviare messaggi di testo con allegati di qualsiasi tipo gratuitamente attraverso la connessione internet.
Con questo programma potrete chattare, inviare foto, registrazioni audio, video e molto altro ancora. E’ anche possibile creare conversazioni di gruppo (fino a 50 partecipanti), perfette per programmare eventi. Non solo invio di Sms quindi, ma vera e propria piattaforma di scambio per ogni tipo di file multimediale.
WhatsApp non possiede alcuna funzionalita’ specifica per garantire la privacy dei vostri messaggi, a differenza di altre applicazioni simili, come ad esempio Telegram, che consente di criptare le conversazioni in corso. L’applicazione rimane tuttavia un must per comunicare con tutti i propri amici in modo semplice, diretto e soprattutto totalmente gratuito. Occhio che allo scadere del primo anno di iscrizione al servizio vi verra’ chiesto un piccolo contributo per continuare ad usare il programma: 80 centesimi l’anno.
Per smessaggiare direttamente dal PC, senza dover controllare lo smartphone ogni cinque minuti in un modo semplice ed immediato scaricate Bluestacks, un software emulativo dell’ambiente Android sul computer che vi consentira’ di installare ed eseguire WhatsApp sul PC.
Una volta installato Bluestacks, non dovete far altro che scaricare WhatsApp ed eseguirlo attraverso questo software.

Intervista a Dio.

Per farmi perdonare del precedente post ho sognato di fare un’intervista a Dio…

“Ti piacerebbe intervistarmi?”, Dio mi domandò.
“Se hai tempo…”, gli dissi.
Dio sorrise.
“Il mio tempo è eterno. Che cosa vuoi domandarmi?”
“Che sorprese hai per l’umanità?” 
E Dio rispose:
“Siete così ansiosi per il futuro, perché vi dimenticate del presente. Vivete la vita senza pensare al presente o al futuro. Vivete la vita come se non dovreste morire mai, e morite come se non aveste mai vissuto…”
“Avete fretta perché i vostri figli crescano, e appena crescono volete che siano di nuovo bambini. Perdete la salute per guadagnare i soldi e poi usate i soldi per recuperare la salute.”
Le mani di Dio presero le mie e per un momento restò in silenzio.
Allora gli domandai: “Padre, che lezione di vita desideri che i tuoi figli imparino?”
Dio rispose con un sorriso:
“Che imparino che non possono pretendere di essere amati da tutti, però ciò che possono fare è lasciarsi amare dagli altri.” 
“Imparino che ciò che vale di più non è quello che hanno nella vita, ma che hanno la vita stessa.”
“Imparino che non è buono paragonarsi con gli altri.”
“Imparino che una persona ricca non è quella che ha di più, ma è quella che ha bisogno di meno.”
“Imparino che in alcuni secondi si ferisce profondamente una persona che si ama, e che ci vogliono molti anni per cicatrizzare la ferita.”
“Imparino a perdonare e a praticare il perdono.”
“Imparino che ci sono persone che vi amano profondamente, ma che non sanno come esprimere o mostrare i loro sentimenti.”
“Imparino che due persone possono vedere la stessa cosa in modo differente.”
“Imparino che non si perdona mai abbastanza gli altri, però bisogna sempre imparare a perdonare se stessi.”
“E imparino
che IO sono sempre qui.
SEMPRE”
sempre

Balasso. Poveri Cristi.

presepio vietato

In occasione delle prossime feste dedico l’allegato minifilmato del Natalino Balasso a Luciano Mastrorocco (cognome tipico Bolzanese) nonche’ preside del De Nemicis che ha vietato l’allestimento del Presepio nella sua pseudo scuola per non esser discriminatore nei confronti del 30 % dei suoi allievi musulmani. Pero’ una domanda mi sorge spontanea.. ora con la Befana che fara’ sto preside? La prendera’ a sassate? l’infibulera’?Le buttera’ via il sacco delle caramelle? Vietera’ agli allievi di appendere calze dando tre giorni di sospensione? Luciano presidoso sii coerente e per non esser discriminatorio, al 25 di sto mese rimani nello studisterio a fare presenza e cerca di non passare per Napoli in via San Gregorio Armeno o ti faranno un posteriore da dimenticanza di stitichezza che ti portera’ dritto dritto dal tuo colonproctologo.

Saponi e saponette.

saponi

Saponi nel senso di sapere molto per esperienza, ad esempio nel vivere altrove. Da molto. Da poco. Per pochi mesi. Per qualche anno soltanto. Per sempre. La vita altrove costringe chi l’ha scelta, o chi l’ha subita, a fare il punto piu’ spesso di quanto non accada agli altri. Dove sono capitato, che cazzo sto facendo qui, perche’ ci sono arrivato e come. Qual e’ il senso dell’andare, quale il senso del restare. Vale la pena. O no. Varra’ la pena. Quando? Avevo un’alternativa? Ma chi me l’ha fatto fare?
La vita altrove e’ una pioggia gelata, ma a volte potrebbe essere anche una coperta calda. Dipende dai giorni e dalle stagioni dall’inserimento. Perche’ vivere altrove significa cancellarsi un poco alla volta e reinventarsi, di continuo. Significa scegliere di perdere l’equilibrio e navigare a vista, quando non del tutto alla cieca. Finche’ non si siano individuati, nella nebbia di un mare sconosciuto, nuovi punti fermi. Nuove certezze cui ancorarsi. Perche’, comunque la si voglia girare, noi siamo piante con le radici che hanno bisogno di terra. ..Devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze…, cantava un poeta. Quasi ad incoraggiare il viaggio di noialtri pur essendo ciechi nella nebbia.
Ma. Vivere altrove significa convivere con la nostalgia, parola che l’emigrante rispetta, teme e impara, a sue spese, a non deridere e ad usare con cautela. Significa rincorrere il ricordo una mattina e imporsi di dimenticarlo la mattina dopo, perche’ fa male cazzo se fa male. Significa accettare di adattarsi, di piegarsi, di contaminarsi, di compromettersi, sapendo che non sara’ mai abbastanza. Siamo quel che siamo e inevitabilmente, siamo anche il posto da cui veniamo il nostro accento ci diversifica da quelli del posto..il nostro modo di fare ci identifica,,siamo i diversi e ditelo a me che provenendo dalla zona del Varesotto quasi Svizzero, aperta e in qualche modo sbruffona son finito in una zona periferica del Torinese, proverbialmente chiusa nella citta’ dormitorio e bugia nein. Anche se impariamo ad accettare di non esserci quasi mai, in quel posto. Di perdere compleanni, battesimi, grigliate, cene con i compagni di scuola, nascite, incidenti, operazioni, aperitivi di chi e’ rimasto in terra natìa.La cosa che mi fa incazzare e’ che quando ritorno, quei pochi sopravvissuti mi dicono … ma che cazzo di accento hai..grrrrrr.. La vita altrove forse regalera’, col tempo, altrettante occasioni. Ovvio. La vita e’ generosa con chiunque abbia il coraggio di prenderla in mano ma e’ anche cattiva con chi crede o gli hanno fatto credere di trovare il paradiso ed invece avrebbe forse trovato l’inferno. Per fortuna o sfortuna esistono persone che si fanno i fatti degli altri e vedendo sia una parte che altrove puo’ a volte fermare questo lanciarsi nel vuoto. Per vivere bisogna convincersi che le nostre radici se estirpate possono far morire ma se trapiantate con criterio di chi conosce l’uso ti fara’ vedere il sole anche nei giorni di pioggia, cazzo ma sta piovendo?Ah no e’ la donna puliziotta di Romeo quello del piano superiore che gli sta lavando il terrazzo col sapone che in questo caso non significa cio’ che ho detto all’inizio su chi sa tanto..mucche e buoi dei paesi tuoi (diceva il nonno).

Mortadella Please.

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MortadellaP2014-ePeccato per Lella che ha perso le giornate del “Mortadella Please” che si tengono ogni anno nei in zona Predosa nel Bolognese, lei ogni volta che passa vicino al tipo appoggiato ad un mortadellone da 80 kg e la taglia in piccoli pezzi ne viene attratta come una calamita e se ne compra un pezzo tagliato a forma di cuneo da gustarsi a casa in solenne tranquillita’.. che ci trovera’ in questa mortadella lo sa solo lei,, ma come disse Cesare Caio Giulio quello del Corso dopo l’autostrada Mi-TO ,,degustibus non disputandum est, io opto sempre per la grappa corretta genziana ma come disse la marchesa sedendosi sul paracarro..questo non c’entra.
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Ultimamente i miei post sono di riflessione, forse dovute al cambiamento climatico o dal trauma postvacanziero. Scrivere…pensare… riflettere… flusso di coscienza…la mente vaga, non trova riparo, si perde nei meandri piu’ oscuri delle nostre emozioni che prendono forma in pensieri…
Certe volte i pensieri vanno contenuti, bisogna dar loro una forma…ma la forma ha bisogno di essere condivisa, e’ necessario, altrimenti tutto rimane indecifrabile, criptato e nascosto nell’oscurita’ della nostra scatola cranica.
E cosi’ il pensiero si trasforma in parola e la parola in macchia sulla carta che assume forme tondeggianti o lineari creando una composizione alla vista gradevole.
Il flusso di coscienza entra in un vortice che gira, ti fa’ girare, ti fa’ cambiare posizione, certe volte ti risucchia, altre volte sprigiona tutta la sua potenza liberandoti dal suo giogo… ti fa’ viaggiare, ti fa’ vivere in mondi parelleli…
Tutti proviamo questa esperienza anche senza avere il classico pezzo di carta come dice anzi ..lo vignetta, il buon Vanessi
riflessioni-laurea-low
ma solo pochi hanno il dono di farla provare empaticamente anche agli altri.
Gli scrittori hanno un dono, e il loro mandato e’ quello di condividerlo o quantomeno di farsi capire, e non e’ tanto semplice, si puo’ essere fraintesi per qualche battuta buttata la’, tu pensi ad una cosa e qualcuno la recepisce diversamente e del resto sono sempre dell’opinione che non mi interessa quello che capiscono gli altri ma quello che capisco io degli altri e gli altri mi auguro facciano lo stesso.
Signori ..la porta e’ aperta…cosi’ e’ se vi pare.
porta aperta

Ritorno a scrivere.

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Ritorno a casa. Ritorno a scrivere.

Perché è quello che sono. Quello che voglio.

Io, voi. Ciò che scrivo.

Il desiderio di esser letto, di valere qualcosa.

Di essere un poeta, un araldo vecchio moderno.

Ritorno come un’ingenua circonferenza.

Solo per scrivere, senza voler dimostrare nulla. Solamente io e me stesso e voi.

Senza soggetti, senza temi. Senza pensieri.

Parlare come rotolare. Lasciare cadere un sassolino per vedere quale valanga saprà scatenare. Per l’amore di premere i tasti; senza il bisogno di avere un motivo.

Nel grigio cielo vedo un sole altissimo. La musica. La luce.

La bellezza di questa vita terribile.

Sempre disperato e sempre innamorato della vita o quel che rimane.

È tutto qui. Felice di scrivere.

Sempre bisognoso di qualcuno che mi legga. Che mi dica che esisto.

Attraverso le lettere, le parole, perpetrare la mia esistenza.

Così tanto da dire in così poco tempo: l’amore, l’amicizia, il dolore, le speranze, i miei famigliari, i miei sogni.

Per ogni pensiero una parola, una frase. Una vita.

“…e se una vita non basta…”

Ritorno a scrivere perché è quello che so fare. È quello che voglio fare.

È la mia speranza, il mio salvagente.

La vita è mia: rovina, perdono, benzina, passione, grappa con genziana, blog, sorrisi e tutto il resto.

Ritorno a scrivere perché è il mio modo di esistere.

Con gli occhi chiusi, con i muscoli rilassati, con la mente leggera…

La mia vita è parola scritta.

La mia vita occuperà tutti i fogli della mia vita.

Ritorno a scrivere dopo i tre mesi dedicati al fisico e alla natura.

Ritorno a scrivere perché mi fa bene.

Scrivo perché quando scrivo sono felice.